Recensione: “Volver – Ritorno per il Commissario Ricciardi” di Maurizio De Giovanni

Genere: Giallo/Storico

4.8 ⭐️

Negli ultimi libri del Commissario Ricciardi ormai conta più la storia dei personaggi, quella della Napoli del 1940, o dei luoghi di nascita dove il nostro principale protagonista si rifugia con la famiglia della defunta moglie e la piccola Marta, per evitare di essere deportati dal regime nazi-fascista in piena espansione.

Il mistero, comunque, non manca e il Commissario è alle prese con il delitto che ha dato la svolta decisiva alla sua vita quando era un bambino.

I salti tra le indagini di Ricciardi a Fortino, scavando tra antichi ricordi e misteri del paese e della sua stessa famiglia, e ciò che sta accadendo a Napoli, dove sono rimasti Modo, Maione, Bambinella e la contessa di Roccaspina sono necessari e ti fanno palpitare di ansia per i loro destini in un periodo storico così particolare.

Livia/Laura ha preso una decisione che potrebbe portare per lei solo ulteriori dolori, mentre Nelide a Fortino dirige la casa dei Malomonte con piglio energetico e determinato.

In tutto ciò, la piccola Marta è un gioiello, da ogni punto di vista e le sue capacità e intelligenza sono la perfetta eredità dei suoi genitori.

Non ho dato un punteggio pieno soltanto perché avevo compreso un importante particolare, che viene svelato alla fine, già a metà libro. Eppure, la prosa di De Giovanni, il modo in cui entra nell’anima di ogni personaggio, anche quelli secondari, e te ne fa vivere ogni sfumatura è ciò che, ormai, mi interessa più di tutto.

E anche in questo libro, menzione d’onore a Bambinella… il mio personaggio preferito in assoluto!

Consigliato.

Recensione: “Soledad – Un dicembre del commissario Ricciardi” di Maurizio De Giovanni

Genere: Giallo storico

4.5 ⭐️ complessive.

Chiariamoci, se mettessi da parte la trama del giallo, per me questo libro meriterebbe anche più di 5 stelle. L’aver intuito abbastanza presto chi fosse colpevole mi spinge a dare mezzo punto in meno.

Detto ciò.
Siamo nel 1939, in una Napoli sempre più cupa, in un periodo prossimo al disastro, e De Giovanni ci ha messo il suo per rendere il romanzo tosto quanto il ricevere continui cazzotti allo stomaco.

Lo fa sempre, ma questa volta ancora di più. A partire dal prologo, passando per un capitolo in cui subisci una serie di fendenti senza poterti difendere, con la paura dietro l’angolo di vedere i tuoi personaggi preferiti fare la peggiore fine.

I momenti di poesia non mancano, i tormenti di ogni personaggio, i chiaroscuri in cui molti di loro si muovono, costretti spesso a scelte difficili.

Il percorso di Ricciardi, dai primi libri, pur se ancora stretto dalla morsa dei suoi dolori, è comunque di crescita emotiva, grazie alla piccola Marta che in poche righe ti cattura e ti stende al tappeto.

Livia/Laura in Argentina, come Bianca a Napoli sono invece “bloccate” in un’ossessione dalla quale io spero vogliano prima o poi allontanarsi per decidere, nonostante il periodo difficile, di vivere nel vero senso della parola.

I momenti più intensi di tutti, quelli che mi hanno commossa fino alle lacrime, restano senza alcun dubbio quelli tra Maione e Bambinella. La delicatezza di questo strampalato e conflittuale rapporto di amicizia tra un Brigadiere e un “femminiello” mi riscalda sempre il cuore.

Cosa accadrà nel prossimo? Seguiremo le loro storie durante la seconda Guerra Mondiale tra Napoli e altri luoghi, o ci ritroveremo nel dopoguerra?

Non ci è dato saperlo.
L’unica certezza è che non vedo l’ora che arrivi un nuovo libro di questa serie.

Decisamente consigliato.

Recensione: “Caminito” di Maurizio De Giovanni

Genere: Giallo Storico

Complessivo: 4.5 ⭐
Per il giallo: 3.5 ⭐
Tutto il resto: 5 ++ ⭐

Iniziamo subito dicendo a chiare lettere che il libro è bellissimo, nonostante abbia compreso la soluzione della parte gialla quasi dall’inizio.

Questo è il primo libro della serie di Ricciardi al quale, per onestà, devo dare nel complesso qualcosa di meno delle 5 stelle. Ciò è dipeso dal fatto che il caso investigativo da risolvere mi è stato chiaro quasi dall’inizio, cosa che non era mai successa prima.

Devo però anche aggiungere che in questo libro, molto più che nei precedenti, De Giovanni ha voluto parlarci soprattutto di altro. Scoprire chi avesse tolto la vita a una coppia era di minor importanza. È sempre stato così nei suoi romanzi, ma nella norma riusciva a lasciarmi nel dubbio fino alla fine.

Non è accaduto così in questo, ma non ha avuto alcuna importanza!

De Giovanni mi ha trascinata di nuovo in quegli anni oscuri, in una Napoli in piena epoca fascista, ricca di colori e ombre, di contrasti abissali tra povertà e ricchezza, tra delatori e oppositori al regime.

E, finalmente, ho fatto pace con l’autore che mi ha regalato quel “senso” che era mancato alla conclusione del precedente libro: Marta.

La piccola Marta mi ha rubato il cuore e attraverso lei il colpo di scena finale non è mancato per nulla. Meraviglioso il suo essere, il suo modo di rapportarsi con tutti, la sua intelligenza e sensibilità e bellissimo il rapporto con il padre, questo commissario dagli occhi belli e tristi che abbiamo imparato ad amare e che, pur nel continuo dolore, recupera il sorriso attraverso la figlia.

In questo romanzo con immenso piacere ho incontrato di nuovo tutti i personaggio che più ho amato: Maione e la sua turbolenta famiglia, Modo e la sua indole antifascista, Nelide una roccia, Bambinella che in un solo capitolo mi ha fatto ridere e piangere, Bianca un personaggio chiave e importante, Livia che ha messo un oceano di mezzo tra lei e i suoi rimpianti.

E anche un personaggio sgradito come Garzo ha avuto un suo background e spessore diverso.

Per non parlare di tutti gli altri personaggi che hanno popolato le righe di questo libro, raccontando storie di amore, di dolore, di ingiustizie.

I punti ancora da diramare ci sono e alla fine del libro hai la sensazione che questo sia solo l’inizio di un nuovo cammino, per cui attendo con piacere la prossima avventura del commissario Ricciardi.

Assolutamente consigliato.

Recensione: “Il purgatorio dell’Angelo” di Maurizio De Giovanni

Davvero non riesco a capire come faccia quest’autore, nella serie sul Commissario Ricciardi, a scrivere un libro più bello dell’altro. Non solo, negli ultimi le lacrime non sono mancate e per svariati motivi. De Giovanni, di nuovo, mi ha trascinata in una Napoli piena di contraddizioni, tra anime vive e morte, tra cuori in bilico dove il filo tra bene e male è talmente sottile da divenire quasi trasparente, dove le apparenze ingannano e nessuno è scevro da colpe.

In questa città degli anni Trenta, l’autore ha dipinto un percorso di redenzione bellissimo, alternando la storia travagliata del commissario, con le continue lotte interiori tra i suoi personali demoni e il desiderio di una vita normale, a quella di tutti gli altri personaggi senza dimenticarne mai uno per strada.

Immergersi in questa realtà è ogni volta bellissimo, per quanto struggente, e scoprire l’assassino diventa quasi un fattore secondario rispetto all’incredibile umanità che De Giovanni dipinge magistralmente.

Sarà un vero dolore quando chiuderò le ultime pagine di questa serie, con il libro che ora ho in lettura, perché Ricciardi, Maione e la moglie, il dottor Modo, Enrica e suo padre, Bambinella e anche Nelide, come Rosa prima di lei, Bianca e persino Livia restano impressi nell’anima e difficilmente potranno andarsene.

Super Consigliato!

Recensione: “Rondini d’inverno” di Maurizio De Giovanni

Che faccio, mi ripeto? Ebbene sì! Anche questo libro, il decimo della serie sul commissario Ricciardi (senza considerare i quattro racconti brevi compresi in alcune raccolte), mi ha incantata, affascinata, trascinata in questa Napoli degli anni Trenta tra amori, dolori, ricchezza, povertà, moralità imposta e maschere da indossare per poter semplicemente sopravvivere.

L’umanità incredibile che Maurizio De Giovanni riesce a dipingere in questi romanzi mi sorprende ogni volta, e non solo per la trama poliziesca, ma per l’approfondimento psicologico di tutti i personaggi, dal protagonista ai comprimari, dalle vittime ai carnefici, senza lasciarti la possibilità di dare giudizi sommari, perché è questa la vita: tutti sbagliamo, tutti cadiamo, alcuni si rialzano, altri non ne sono capaci.

Un finale, poi, che per la gioia ho riletto dieci volte e che mi lascia respirare un attimo senza costringermi a buttarmi subito sugli altri due.

Lo consiglio? Ma certamente!