Recensione: “Non è mai troppo tardi – Heartbeats vol. 1” di Anna Driesen

Genere: Narrativa romantica lgbt

4–⭐️

Per essere un’opera prima, va detto subito che l’autrice scrive bene e il romanzo ha molti punti positivi.

Partiamo dall’inizio: si tratta di un romanzo di narrativa lgbt, dove sono centrali sia la storia d’amore del protagonista Ruben, sia la scoperta di sé, l’accettazione, il coming out e le discriminazioni che deve affrontare durante la sua vita.

Centrale, però, è anche la malattia cardiaca di cui soffre e che da subito, dal prologo, capiamo dove porta: Ruben ha pochi mesi di vita davanti e scrive al figlio, confessandogli, attraverso lettere e un diario, la sua omosessualità e parlandogli del suo grande amore Lewis.

Nonostante questa premessa, la storia non è per nulla pesante e ti lascia alla fine un senso di pace, perché la vita di Ruben, seppur non lunga, è piena di amore e vissuta a pieno.

Il prologo, nonostante la fine annunciata, è di grande impatto e ti spinge subito a continuare.
I primi capitoli, invece, sono stati, per me, un pochino ostici. Il romanzo è scritto in prima persona, ma all’inizio è molto raccontato, come ricordi in un diario e nulla di vissuto.

Poi, invece, il ritmo cambia ed è da lì che mi ha preso. Lo stile passa da racconto a vissuto, con descrizioni e dialoghi, e possiamo immergerci subito nella vita del personaggio, che ci fa vivere sulla nostra pelle la sua adolescenza, la prima scoperta di sé, il primo amore non corrisposto e disgraziato, lo scontro con il padre fino ad arrivare ad Anversa, dove, all’università, Ruben inizia la sua vera vita.

Così, ti affezioni in un attimo a Cindy/Eva, la sua nuova coinquilina e da subito amica del cuore e, in un attimo, ti innamori di Lewis al primo incontro con Ruben.

Una storia d’amore e scoperta di sé molto bella, intensa e sensuale. Le scene esplicite crescono man mano assieme alla crescita di Ruben.
Tuttavia, ciò che, per mio gusto, ho apprezzato più di tutto sono state le descrizioni degli ambienti e quelle dei primi attacchi cardiaci, dai primi sintomi alla malattia conclamata.

Ammetto anche che, questa parte è così ben descritta che ho dovuto sospendere la lettura per non andare io stessa in ansia. L’ho ripresa dopo aver fatto tutti gli esami miei cardiologici in programma.

Lo so, sono strana, ma preferisco comunque di gran lunga pezzi di storie particolari come queste a scene esplicite che, seppur scritte benissimo, non sono per me sempre fondamentali.

Alla fine di tutto, il romanzo è, quindi, ben scritto, la storia è bella e intensa, vera e per nulla banale o scontata.

Recensione: “Il Castigo del Mare (I doni degli Abissi vol. 2)” di Maurice Fay

Genere: MM Fantasy

5 ⭐️

Riuscire a farmi piangere e ridere nei ringraziamenti non è una cosa semplice e nemmeno frequente.
Parlare in un romance fantasy MM di patriarcato in tutte le sue forme, di violenza di genere, di misoginia è ancora più raro, e per questo prezioso.

Questo romanzo è un prequel del precedente libro, ed era in effetti necessario per conoscere meglio Ismael e la sua storia.

Ho amato anche qui tutti i personaggi (nonostante l’immediata e indiscussa adorazione per Misha). Ne ho adorato di tutti loro la forza, come la fragilità e Maurice non manca mai di rendere più che umani, attraverso le loro imperfezioni o debolezze, anche personaggi non del tutto “umani”.

Difficile, anche particolare, il modo in cui è stato tratteggiato un lato di Ismael. Coraggioso, infatti, da parte di Maurice affrontare ciò che gli provoca piacere nel modo in cui lo ha fatto. Avrebbe potuto essere un elemento disturbante (una scena in particolare), ma ha reso Ismael, invece, più vero e complesso.

Molto ben accurato il percorso di crescita di Kaz, dalla negazione alla paura alla omofobia interiorizzata fino alla accettazione di sé.

Stessa cosa potrei dire per ogni personaggio (uomo, donna, umano o marino) di questo romanzo che, più di altri suoi letti, è decisamente corale.

Insomma, Maurice caro, se ti chiamo sempre “unicorno” un motivo c’è, anche se il mondo avrebbe bisogno di tanti unicorni come te per essere davvero un posto migliore.

Consigliato ❤️❤️

Recensione: “Flash Fire (The Extraordinaries vol. 2)” di TJ Klune

Genere: MM Young adult scifi

5+++⭐️

Da non molto Daniela Barisone ha scritto un articolo (lo trovate qui su Medium o su IG nella sua bio) su quanto la “voce” di chi scrive sia importante e di come, invece, la cosiddetta “scrittura trasparente” sia l’appiattimento della narrativa.

Ecco, Klune per me rappresenta la perfetta sintesi di questo discorso. Io amo il suo stile, che riconosco anche quando cambia genere o ritmo narrativo, perché sento la sua “voce”, la percepisco forte e chiara nel cuore e nell’anima.

Questo secondo volume della serie young adult scifi “The Extraordinaries” mi è piaciuto quanto se non più del primo.

C’è tutto: risate e lacrime, ironia tagliente (solo a lui poteva venire in mente una drag queen con i superpoteri), ma anche tante allegorie con il mondo che viviamo nella realtà.

La presa di coscienza di come la polizia si comporti in modo differente davanti a un bianco o a un nero. La paura che vivono le persone nere e che un bianco non vive quasi mai (a meno che non abbia qualcosa da nascondere).
Le minoranze: persone queer, nere, di altre etnie diverse da quella bianca, non americani, trattate come esseri pericolosi (“chi non denuncia è complice”) a prescindere e non in base alle loro azioni, o da “curare” (curare uno straordinario con i superpoteri non vi ricorda le terapie riparative per le persone queer?)

Si potrebbe pensare, leggendo questo libro, che non ci siano colpi di scena veri, che molto è intuibile, ed è qui, però, che interviene la “voce” di Klune:

“…non aiuta il fatto che anche il mondo sia un posto spaventoso, pieno di persone pronte a tutto per ostacolarci. Ma sono qui per dirvi che non importa quanto rumore facciano quei detrattori – non importa quanto siano arrabbiati, quanto siano aggressivi -, le nostre voci sono più forti. Noi urliamo di più. E non c’è nulla che non possiamo fare se alziamo la voce tutti insieme, se ci sosteniamo a vicenda.”

“… un mondo senza speranza non è mondo. La speranza è una benedizione. La speranza è una necessità. La speranza, quando serve, è un’4rma da brandire con mano ferma ma giusta.”

“Siamo qui, siamo queer, e vi conviene farvene una ragione.”

“Fregatevene di chiunque non vi ritenga capaci, perché renderemo questo mondo migliore, con o senza il loro aiuto. E un messaggio per tutti quelli che cercheranno di metterci a tacere: fallirete, e fallirete alla grande.”

Non conta che queste parole siano di un personaggio diciassettenne, in un libro con i supereroi più strampalati di sempre. Non conta che si senta la voce di Klune e il suo “grido di battaglia”. L’unica cosa importante, per me, è ascoltare questa voce e sapere di non essere sola.

E sì, è “politico” perché non esiste un buon libro, indipendentemente dal genere, che non lo sia!

PS: RICORDATE DI LEGGERE ANCHE L’EXTRA DOPO I RINGRAZIAMENTI!

Assolutamente consigliato!

Recensione: “Qualcosa di spettacolare” di Alexis Hall

Genere: storico romance LGBTQIA+

2 ⭐️ Abbandonato al 53%

È la prima volta che recensisco un libro senza averlo finito, ma arrivata a oltre la metà proprio non ce la faccio più.

Ho amato in maniera folle il primo di questa serie, quindi avevo altissime aspettative.

Non ha alcuna importanza il tipo di linguaggio nonostante l’ambientazione storica (è voluto, è dichiarato in premessa ed era così anche nel primo). Nemmeno ha influito il personaggio di Orfeo non-binary (castrato nello specifico, che all’epoca era abitudine per i cantanti lirici) o l’uso della schwa.

Il problema principale è che ho trovato tutto confusionario, poco credibile nelle dinamiche tra i personaggi e anche piuttosto grotteschi.

Tutta la splendida, ma perfetta ironia del primo libro qui si è trasformata in un caos assolutamente, per me, senza senso.

Ovviamente è solo un mio personale parere e, dunque, invito sempre a farvene uno vostro che potrebbe essere del tutto opposto al mio.

Recensione: “Alû (Le luci dell’Eos Vol. 4)” di Aurora R. Corsini

5+ ⭐️

Ho amato Nael dal primo istante in cui è apparsa nel primo libro della serie.
Sentivo che questo libro sarebbe stato quello che più mi sarebbe piaciuto.

Insomma, avevo aspettative altissime… e non sono rimasta delusa, affatto!

Basterebbe anche questa come recensione, ma Nael merita qualche parola in più anche se nessuna riuscirebbe a quantificare il bene che le ho voluto.

Magnetica, piccola solo di statura, imponente e, quando vuole, terrificante. Il suo cuore, però, è puro e lo è dalla sua nascita.

Conoscere il passato di Nael è stato a dire poco devastante. Ogni volta che arrivava un capitolo con i flashback sulla sua storia dovevo fermarmi per prepararmi a leggerli con il giusto animo.

Ho sofferto, tanto. L’ho amata sempre di più. Ho gioito con lei, ho applaudito alle sue vittorie, ho compreso le sue angosce e il dolore che da tanto si portava dentro.

E mi sono commossa sulle parole finali.

Forse dovrei dire qualcosa anche su Joshua, questo splendido uomo capace di andare oltre le apparenze e di vedere l’animo di Nael più di tutti.

Ma per me questo era il libro di Nael, e non si offendano gli altri personaggi a cui ho voluto un gran bene, ma Lei merita tutto il mio incondiziato amore.

Assolutamente consigliato!

Recensione: “Dark Rise” di C.S. Pacat

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Genere: Fantasy/Storico/Queer

5 + ⭐️
Ho appena finito il libro e ho già in mano il secondo.
Questo dovrebbe bastare per far capire quanto mi sia piaciuto.

Iniziamo con il dire che, già dalle prime righe, ho notato l’enorme salto qualitativo rispetto a Captive Prince, serie che ho amato ma che aveva, per me, delle mancanze soprattutto nel primo volume.

Nelle note finali l’autrice racconta di come abbia impiegato dieci anni solo per costruire il wordlbuilding e girato tutta Europa, e questo studio lo si riconosce in ogni dettaglio.

In Dark Rise da subito mi sono trovata immersa nella Londra del 1821, vera e pulsante come se fossi stata li. Allo stesso tempo, mi sono ritrovata catapultata in un mondo ricco di magia, misteri, epoche perdute e rinate.

Una eterna lotta tra il Bene e il Male, dove però tutto ciò che sembra può essere ribaltato da un momento all’altro e in ognuno dei personaggi possono risiedere varie anime e sfumature.

Un romanzo corale, un vero e molto ben strutturato fantasy storico che ti trascina con un ritmo incalzante, tra lotte e sangue che ti portano via personaggi, quando meno te l’aspetti e in modi anche orribili, straziandoti il cuore e facendoti saltare sulla sedia per la sorpresa e l’incredulità.

Nonostante alcune cose le avessi intuite, la storia è riuscita a sorprendermi e, ne sono certa, lo farà ancora nei prossimi libri della serie.

Per me, insomma, i soldi spesi per il cartaceo valgono fino all’ultimo centesimo!

Consigliatissimo!

Recensione: “Volevo essere la tua ragazza” di Meredith Russo

Genere: narrativa lgbtqia+/romanzo di formazione

Questo libro di narrativa lgbtqia+ è un romanzo di formazione delicato, a tratti struggente e duro, ma di sicuro emozionante.

Erano anni che volevo leggerlo e l’avevo sul mio kindle, e sono contenta sia arrivato il suo momento.

Amanda mi ha portata nel suo mondo, quello di un’adolescente transessuale, ma anche quello di una ragazza alle prese con il primo amore, con i problemi di integrarsi in una nuova scuola e farsi nuovi amici e amiche.

Per nessun adolescente è semplice, per una ragazza transgender le complicazioni si moltiplicano e l’autrice è riuscita a farmi comprendere ogni passaggio delicato dell’esistenza di Amanda, con una scrittura fluida, con passaggi che sono un pugno nello stomaco e altri che mi hanno fatto sorridere e ridere.

Il rapporto con i genitori, le nuove, stupende, amiche e quelle che, invece, tali non si sono dimostrate. Il primo amore. Tutto è ben calibrato e approfondito, senza mai scadere nel banale con un equilibrio perfetto.

Il percorso di crescita emotiva di Amanda, però, è il fulcro di tutto ed è quello che, alla fine, mi ha strappato una lacrima.

Una lettura per nulla pesante, nonostante gli argomenti trattati, che consiglio senza alcun dubbio.

Recensione: “The Extraordinaries” di TJ Klune

Ho trascorso le prime 250 pagine di questo libro continuando a dirmi: “wow, che meraviglia. Solo uno scrittore “straordinario” come Klune può trasformare in originale una storia la cui traccia principale, intuibile da subito, sembra semplice”.

E sarebbe stato meraviglioso anche così.

Poi sono arrivata a pagina 250 e ho iniziato a intuire che tutto quello che credevo d’aver capito era forse l’esatto contrario.
A quel punto, non sono più riuscita a staccarmi dal libro fino alla fine e WOW.

Come è stato possibile che uno young adult, che sembra fare l’occhiolino a tutte le storie di supereroi degli ultimi cinquant’anni, è riuscito a emozionarmi, farmi ridere, commuovere, palpitare e saltellare sul divano a fare il tifo per alcuni di loro?

Conoscete il detto “non si crea nulla di originale, ma lo è il modo in cui lo si racconta”?
Ecco, questo libro ne è un perfetto esempio e va anche oltre ogni mia aspettativa.

Come sempre, Klune è riuscito a farmi innamorare dei suoi personaggi da subito.
Tutta la banda di ragazzi sono splendidi nelle loro singolarità, dal protagonista Nick a Seth, il miglior amico cotto di lui, alla bellissima coppia di amiche (non so chi ho amato di più se la butch Gibby o la sua ragazza Jazz, una cheerleader più letale di tutti gli Straordinari messi insieme). Anche Owen ha una sua struttura ben precisa e molto articolata.

Per non parlare di ogni personaggio secondario, che ha un ruolo specifico e un peso non indifferente nella storia: il padre di Nick, Cap e sua moglie, gli zii di Seth, persino il padre di Owen, l’odiosa Rebecca o i simpatici Agente Recluta e infermiera Becky.
Tutti, fosse anche soltanto per poche righe, nel bene e nel male ti restano dentro.

Questo libro è Straordinario e ha un unico difetto… è volato via in pochi giorni e io adesso vorrei già leggere il prossimo.

PS: per fortuna io leggo un libro fino alle ultime pagine, note ringraziamenti e indice compreso, perché il nostro amatissimo Klune anche in questo ha fatto l’occhiolino a certe abitudini di tutta una serie di film famosi di supereroi, aprendoci così una finestra sul prossimo libro della serie.

Consigliatissimo!

Recensione: “Luce dalle altre stelle” di Ryka Aoky

Genere: WlW/Queer/Romance Fantasy/Sci-fi

Neanche un intero universo di stelle basta per dare un voto a questo assoluto capolavoro.

Ho comprato il libro solo per ciò che TJ Klune ne ha detto e riportato sulla cover: “una meraviglia che ti cambia la vita. Ho. Adorato. Questo. Libro.”

Un terno al lotto, in pratica. L’ho iniziato senza nemmeno leggere la trama, e l’ho finito stanotte all’una e mezza, in un mare di lacrime e letteralmente estasiata da una delle opere più originali e belle mai lette negli ultimi anni.

Qui dentro c’è di tutto: fantasy con demoni a caccia di anime, sci-fi con alieni che raccontano di altre galassie, mondi e guerre interstellari, il patriarcato, le discriminazioni, personaggi queer di ogni genere, Amore di ogni genere, da quello interrazziale e saffico a quello “filiale”, e una spettacolare e incredibile found-family.

Ho amato dal primo secondo Katrina (e non dirò mai il suo “dead-name” perché la rispetto come se fosse una persona reale). Una ragazzina transgender fragile come un vaso di cristallo, forte come una roccia, grezza e pura come un perfetto diamante. Mi è entrata nel cuore in modi che non potete immaginare.

Shizuka Satomi è stata il personaggio con uno dei percorsi più belli mai letti. Mi ha fatta piangere le lacrime di una vita intera.

Lan Tran mi ha sorpresa nei modi più impensabili e la sto ancora adesso ringraziando, come se fosse vera e non un personaggio, per ciò che è riuscita a realizzare.

Shirley merita tutto l’amore e l’ammirazione di questo mondo, così come zia Floresta, i gemelli, Astrid e Lucy Matìa con il figlio Andrew.

L’autrice è riuscita a farmi immergere in un mondo ricco di musica, a farmi assaporare ogni pietanza (dalle ciambelle, ai burritos, dall’anatra ai classici piatti orientali), ma soprattutto è stata in grado di farmi sentire il “canto” di un violino, la magia nelle mani di chi suona come di chi li costruisce e li ripara. Mi ha emozionata, toccando corde interiori che non sapevo di avere o che forse non ricordavo, facendomi “ascoltare” un pezzo di Bartók, o brani musicali realizzati per videogames.

Li ho sentiti per davvero, come se fossi stata lì seduta nello studio di registrazione o sotto a un palco.

Mai avrei potuto pensare che un libro ibrido come questo, con elementi classici fantasy mescolati a sci-fi, a romance queer e a percorsi di formazione avrebbe potuto essere così bello.
Ne sono uscita scossa e arricchita, divertita ed estasiata.

Questo libro è talmente particolare che forse non tutti lo ameranno, ma fatevi un piacere: leggetelo!

Assolutamente e senza alcun dubbio consigliato!

Recensione: “Nella Vita dei Burattini” di TJ Klune

Ci sono voluti un paio di giorni per scrivere questa recensione, tante le emozioni e i pensieri che hanno rimbalzato nella mia mente al termine della lettura.

Iniziamo col dire che, nella norma, adoro talmente tanto quest’autore che compro i suoi libri senza nemmeno leggere la trama. Ho scoperto quindi solo dopo l’acquisto che si trattava di un retelling di Pinocchio. Credevo sarebbe stata la volta che un suo libro non mi avrebbe entusiasmata, non essendo questa fiaba tra le mie preferite… quanto mi sbagliavo!

Qui non si tratta di un semplice retelling, ma di una magnifica e inaspettata interpretazione in un futuro distopico.

Ci sono chiari riferimenti a Pinocchio, sia la favola che la versione animata, ma volendo anche a Blade Runner, Wall-E, l’Uomo Bicentenario, Numero 5 e Matrix. Tutto perfettamente mescolato e reinterpretato, come solo un grande autore con un’immaginazione e creatività come la sua poteva fare.

Ho ritrovato il Klune divertente e ironico: quanto ho amato e riso con le interazioni tra il robottino aspirapolvere Rambo, che soffre di ansia da pulizie, e il robot Infermiera Ratched, una sociopatica favolosa.

Ho rivisto il Klune irriverente e dissacrante: in alcune scene, senza fare spoiler, sono letteralmente morta dal ridere e avrei voluto dare una pacca di consolazione al povero Victor per l’imbarazzo in cui si è ritrovato.

Ho scorto il Klune con cui tanto ho in comune: l’Amore senza limiti, quello tra un padre e un figlio, pur non di sangue, come quello tra due esseri del tutto diversi e una found family tenace.

Ho incontrato un Klune sempre più profondo: quante riflessioni sull’essenza della vita, sulla redenzione, su cosa significa davvero il “perdono”, sul libero arbitrio e sull’umanità che si possono trarre a fine lettura!

E ho pianto, ancora e di nuovo, a causa di un robottino delizioso – sì, lui aveva avvisato in un video, visto dopo la lettura, che sarebbe accaduto e aveva ragione! – di un umano fragile e coraggioso, pieno di dubbi e insicurezze costretto ad affrontare prove incredibili, e di un’intera e meravigliosa famiglia queer, nel vero senso della parola: differente, diversa dalla norma e, forse, proprio per questo unica e bellissima.

Lo consiglio? Assolutamente sì!